Chiamasi “scoglio” quell’esame di un corso di laurea talmente difficile da superare al punto da condizionare – al rialzo – l’età media dei laureati. In ogni facoltà ne esiste almeno uno ma c’è un ateneo in Sicilia che sembra vantare un caso record: il corso in questione è Biologia marina, l’università quella di Messina e dietro la cattedra vi siede la temuta professoressa Sandra Lo Schiavo.
La docente sarebbe infatti sul podio per numero di volte in cui ha invitato i propri studenti di “ripresentarsi alla prossima sessione”. Ciò accadrebbe infatti all’incirca nel 70% dei casi, con la conseguenza che agli universitari tocca sedersi in media dalle 12 alle 15 volte all’esame prima di leggere la materia scritta sul libretto. In media, appunto, perché leggende tra le aule raccontano – con gli eccessi che caratterizzano le voci di corridoio – di uno studente che per 43 volte si è seduto e rialzato sconfitto dalla stanza della Lo Schiavo.
La professoressa associata di Chimica generale e inorganica, dal canto suo, ammette la necessaria severità richiesta dalla sua professione e dall’importanza del compito, pur smentendo chi afferma che la sua sia una materia impossibile. “Gli esami sono trasparenti. L’intero corso di laurea mi ha sempre appoggiato” dichiara al Corriere. Il problema risiederebbe invece nella scarsa preparazione dei suoi allievi: “Il 60/70 per cento si siede al pre-esame, dieci domande scritte su tutto il programma prima dell’orale, tanto per provarci”. I compiti? “Li conservo tutti. Roba da mettersi le mani ai capelli”.
Sandra Lo Schiavo, 56 anni, assicura di voler aiutare i suoi studenti anche alleggerendo il programma negli ultimi anni e di regalar ad alcuni di loro dei libri, ma non ammette sconti sulla preparazione, anche se l’età dei laureati nel corso in questione è ben oltre la media degli altri atenei (+2,4 anni). “Preferisco essere odiata che mandare sul mercato del lavoro gente impreparata”. Come darle torto.
Gi.Co.