Sarà presentato ufficialmente il 26 dicembre, per la festa di Santo Stefano, “Malacrita” l’ultima opera di Giancarlo Montesano. Una data scelta ad hoc per far vedere la luce a un film che racconta la vita e le tradizioni di Santo Stefano di Camastra.
Tratto dal libro “Felice Malacrita” di Filippo Fratantoni, il mediometraggio racconta la storia di una famiglia, e attraverso le vite e le vicissitudini dei protagonisti si raccontano anche la cultura e le tradizioni della storica città della Ceramica Siciliana.
Il film, che presto approderà ai principali festival nazionali, è stato presentato in anteprima a Palermo presso la Scuola di CinemaSud, in via Ammiraglio Gravina 75, alla presenza del regista Giancarlo Montesano (fratello di Enrico Montesano), del direttore della fotografia, Rosario Neri, dell’autore del libro da cui la storia prende forma, Filippo Fratantoni, i due protagonisti Thomas Nobile (Felice bambino) ed Enzo Campisi (Felice adulto) e il direttore della Scuola di CinemaSud, Giuseppe Paternò.
“No perchè è il mio ma è il meglio paese che c’è. E pure per tutti i miei paesani che ogni volta che uno parte non vede l’ora di tornare per come qua si sta bene. Quando scende qualcuno da un paese di montagna io ci sento dire che non c’è in circolazione un paese come il nostro.
E’ troppo bello tutto sopra il mare che dalle purrere si vede preciso con tutte le isole nel mezzo.
Vicino alle purrere c’è un posto che pare incantato perché non si vede da nessuna parte di come è nascosto in mezzo a un sacco di alberi tutti in fila a rettangolo.
E’ il cimitero vecchio e è fatto tutto di tombe a forma di case con le mattonelle pittate appiccicate di lato e di sopra. Questo è il mio posto segreto che non ci va mai nessuno e quello che mi piace di più di tutto il mio paese. Io quando ho un poco di tempo ci vado sempre con la mia asina Curta e mentre lei si mangia l’erba vicino a me io mi metto seduto sopra una tomba e penso alle mie cose.
Di la sopra si vede pure tutto il paese e il mare con le barche e tutte le isole con le case bianche”.
Con queste parole il piccolo Felice descrive il suo paese e racconta la sua infanzia attraverso i ritratti della sua famiglia e dei suoi compaesani. La creta Felice se l’è sempre sentita addosso, appiccicata come una seconda pelle, sin dalla sua infanzia quando, nel periodo estivo, fu mandato a lavorare per portare la creta dalle purrere alle botteghe del paese, conducendo i cosiddetti “scecchi ritaluori”. La creta è stata sin da piccolo la sua vita.
“Attraverso gli occhi di Felice, divenuto armai adulto – racconta Giancarlo Montesano – abbiamo voluto raccontare Santo Stefano di Camastra, le sue tradizioni e la cultura della ceramica che gli artigiani ceramisti hanno trasmesso alle nuove generazioni”.
La vita di Felice è un susseguirsi di esperienze. “Cosa voglia fare da grande non è dato sapere – spiega Fratantoni – Felice cerca la sua strada interpretando i sogni della sua gente, una ricerca che parte proprio da bambino”.