Anarchico, buddista, attivista no Ponte, pacifista. E una sequela di altri aggettivi. Campeggiano sui giornali nazionali da giorni, da quando Renato Accorinti, professore di educazione fisica alla scuola media Gallo di Messina da 28 anni, ha vinto la sfida delle sfide: vincere la corsa per la poltrona di primo cittadino nella città dello Stretto con una sola lista a sostenerlo. Una lista civica contro otto animate dai principali partiti, Pd e Udc in testa, che a Messina “smuovono” un consenso quasi bulgaro. O meglio smuovevano.
La vittoria di Accorinti, Renato per tutti, è doppia: al primo turno era riuscito a mettere all’angolo un altro candidato della corazzata partitica che in riva allo Stretto ha sempre mietuto consensi: quel deputato del Pdl, già coordinatore provinciale del Popolo delle Libertà, Enzo Garofalo che nessuno si aspettava potesse rimanere escluso dalla corsa per Palazzo Zanca.
E’ un’elezione dalle mille sorprese quella di Renato: un “pacciu” come lo definisce pure la madre, una splendida novantacinquenne, assolutamente indifferente (per età e mentalità) al successo istituzionale del figlio. Ma il rischio è che la vittoria di Accorinti venga dipinta come una macchietta, come il caso strano destinato a sgonfiarsi. Accorinti non ha certamente il “profilo istituzionale” che ci si aspetta da un sindaco. Ma mai lo ha voluto né ha modificato il suo stile. Impossibile pensare di vederlo entrare a palazzo Zanca con giacca e cravatta (“forse una giacca dovrò comprarla per qualche incontro importante”) ma soprattutto toglietevi dalla testa di vederlo piegarsi a inciuci che violino le sue idee e i suoi valori.
Renato ha un’idea chiara della città che vuole: verde (e per questo avvierà “contatti con il ministero della Difesa per convertire le aree militari dismesse in parchi urbani come accaduto a Bologna con il parco Spadolini”), ecosostenibile (“Chiederemo lo sblocco dei fondi regionali per il trasporto pubblico per convertire i mezzi dell’Atm con impianti a idrogeno” in questo caso avvalendosi dell’esperienza dell’assessore alla mobilità che ha nominato in giunta, Gaetano Cacciola, direttore del Cnr di Messina che da un decennio sperimenta l’applicazione delle celle a combustibile sui mezzi a motore delle principali case automobilistiche internazionali), economicamente autonoma (“abbiamo già pronto il piano industriale per la flotta comunale dei traghetti che porterà soldi nelle casse del Comune”).
E ha chiaro in mente anche come realizzare questo progetto: col sostegno di tutti i consiglieri comunali, anche di quelli che “partono” dall’opposizione. E non sembri un’ingenuità: Accorinti ha fatto della “condivisione” in quarant’anni di attivismo per la città di Messina il suo mantra. Ha parlato con tutti, anche con i più “improbabili” interlocutori della scena politica. E con tutti ha cercato di trovare un punto di contatto: una “mediazione” fra parti opposte. Senza rinunciare mai ai suoi “no” quando erano intoccabili ma sempre rispettando il punto di vista altrui.
E’ vero: descrivere così il sindaco di Messina è una presa di posizione, uno schierarsi. Ma se vale, per lui si sono espressi a favore anche i “nemici” politici, dal ministro Gianpiero D’Alia, dallo sfidante Enzo Garofalo fino allo sconfitto Felice Calabrò. Dichiarazioni di facciata? Sarà il corso al consiglio comunale a stabilirlo. Intanto, come ha scritto Michele Serra nella sua rubrica su Repubblica, non si può non fare il tifo per Renato Accorinti, sindaco di Messina.