A novembre del 2012 l’ex assessore comunale di Messina, Melino Capone è stato indagato per truffa nell’inchiesta della Procura sui finanziamenti regionali agli enti che organizzano corsi di formazione professionale. Adesso Capone è finito agli arresti domiciliari insieme ad altre nove persone. Tra gli assunti anche la moglie dell’ex sindaco Giuseppe Buzzanca, Daniela D’Urso.
Il 10 novembre dello scorso anno finisce sotto inchiesta per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche l’ex assessore comunale alla viabilità della giunta Buzzanca, proprio Capone nella qualità di ex commissario regionale dell’Ancol.
Secondo l’accusa l’Associazione nazionale delle Comunità di lavoro, onlus senza scopo di lucro, avrebbe percepito indebitamente 13 milioni e 600mila euro dalla Regione Siciliana dal 2006 al 2011. In realtà a Capone già dal 2005 era stata revocata la carica di commissario regionale dell’Ancol dalla sede nazionale ma Capone aveva continuato a operare.
I fatti erano stati anche segnalati alla Regione spiegando come a Capone fosse stata revocata la carica e che in Sicilia non esistevano più sedi regionali dell’Ancol. La lettera della sede centrale dell’Ancol però, secondo i finanzieri, fu archiviata frettolosamente a Palermo, senza darne comunicazione ai dirigenti della Regione.
L’ex assessore pertanto continuò a presentare progetti formativi regolarmente finanziati, dal 2006 al 2011, dalla Regione per un totale di 13 milioni e 600 mila euro. Le indagini hanno accertato che Capone ha assunto il padre, con uno stipendio medio di 3500 euro mensili, la madre, il fratello, la moglie del fratello e tre cugini.