Bella e mondana, un tempo. Oggi, Taormina offre la sua architettura storica, il suo panorama mozzafiato e poco altro ai turisti che ne attraversano le stradine caratteristiche. La località turistica siciliana conta sempre più saracinesche abbassate di negozi, ristoranti, bar e alberghi, dai piccoli bed & breakfast al lussuoso San Domenico, che vanta cinque stelle e due anni consecutivi di chiusura.
Se a Taormina, in particolare durante la stagione invernale, l’offerta mondana è solo un ricordo, non cambiano invece i costi proibitivi, soprattutto per il turismo interno. Basti pensare al costo per sostare con l’auto in uno dei parcheggi a pagamento, che obbligano chi passeggia per Taormina a tener d’occhio l’orologio (cinque euro per due ore e mezza, dodici euro e cinquanta centesimi per ventiquattro ore di sosta, fino a quaranta euro per l’abbonamento settimanale).
Eppure, una perla nella perla resiste alla crisi, grazie anche a una fama di livello internazionale. Il Teatro antico ha ospitato solo lo scorso anno ben 800mila persone paganti oltre alle migliaia di visite gratuite, come racconta al giornale Repubblica un dipendente. Il sito archeologico, però, soffre e non poco della carenza di fondi che non permette ai dipendenti che vi lavorano di comprare anche solo la carta igienica e concede un’ora al giorno di pulizie per l’intera area.
I lavoratori lamentano di non poter gestire il teatro con i soldi incassati con i biglietti venduti (ognuno al costo di 8 euro), dei quali la gran parte andrebbe alla Regione mentre solo una minima parte resta al sito culturale che attrae il maggior numero di turisti in Sicilia.
Nonostante lo stato di incuria, i turisti continuano a entrare nel teatro antico ma, quando hanno terminato il giro, qualcuno – raccontano – ha sbattuto i biglietti in faccia ai cassieri.